sabato 30 marzo 2013

Restauro di tessuti e ricami

Palazzo Madama, a Torino, ospita il Museo di Arte Antica con settori dedicati alle arti applicate, in particolare porcellane e tessili. Le collezioni di tessili, curate dalla dr. Paola Ruffino, sono esposte a rotazione in un'apposita sala allestita al secondo piano del museo.

Spesso si organizzano attività divulgative e/o didattiche molto interessanti, sia per i contenuti che per la peculiarità degli argomenti trattati.

Il 23 marzo ho partecipato a una giornata di studio per la presentazione dei nuovi restauri in ambito tessile.


Questa era la sala che ospitava le conferenze; da notare il bellissimo soffitto:



La prima relazione verteva sui problemi relativi alla conservazione dei tessili, non solo di quelli esposti, ma anche di quelli tenuti in magazzino. I nemici principali degli oggetti esposti sono la polvere e la luce. Per questo vengono mostrati in una sala con finestre schermate, in vetrinette illuminate prevalentemente con LED, che forniscono una luce gradevole ma poco traumatizzante per le fibre. Anche la temperatura e l'umidità sono controllate con l'impiego di condizionatori e deumidificatori, in modo da mantenere una temperatura di circa 18-20º C e umidità relativa del 45%.
Per la conservazione nei magazzini i tessili sono arrotolati su cilindri di gommapiuma rivestiti di carta velina non acida, e riposti in grandi scatole rivestite dallo stesso materiale. Pare che tutte la carte, col tempo, diventino acide, per cui andrebbero cambiate periodicamente. Naturalmente anche nei depositi si controllano umidità e temperatura.

Le relazioni successive presentavano nei particolari il processo di restauro di alcuni pezzi che ora sono esposti nel museo.
Il più spettacolare è un'Andrienne, una sopravveste della prima metà del '700, caratterizzata da una parte dorsale molto ampia, costituita da tre pieghe a "cannoni" cucite per circa 20 cm, poi lasciate cadere, lunga fino a terra con un piccolo strascico



Qui si vede un disegno sommario. Sul davanti questa sopravveste rimane aperta e permette di esporre la pettorina, spesso finemente ricamata, e il sottanino.
L'andrienne di proprietà del museo è in broccato di seta, profilata nella parte anteriore con merletto a fuselli in seta ed è giunta al museo dal mercato antiquario nel 1881. Le condizioni prima del restauro erano molto deteriorate, presentava molti tagli, abrasioni, e rammendi e toppe molto evidenti, oltre allo sporco depositato nel corso degli anni. Le restauratrici l'hanno pulito con un minuscolo aspiratore, sottoposto a lavaggi in acqua delicati e prolungati, hanno provveduto a consolidare il tessuto nelle parti più compromesse, poi l'hanno sistemato su un manichino in modo che fosse visibile in tutto il suo splendore. Mi colpisce sempre il fatto che restauri non cerchino di ricostruire le parti mancanti in modo invisibile, ma se proprio devono rifare qualcosa, fanno in modo che la ristrutturazione sia facilmente individuabile, cercano di evitare in tutti i modo di fare una ricostruzione falsa.
Ecco l'andrienne in tutto il suo splendore:




Mi scuso per la qualità delle immagini, ho preso le fotografie con l'iPhone, in condizioni di luce veramente proibitive


In considerazione della grossolanità dei rammendi e dei rattoppi eseguiti in passato, è stato ipotizzato che questo vestito sia stato usato come costume teatrale, oppure come "vestito da modella". Pare infatti che nell''800 le ricche signore o le nobildonne amassero farsi ritrarre dai pittori vestite come dame del '700, e gli abiti venivano forniti direttamente dai pittori, che ne conservavano un campionario a disposizione delle clienti.

È stato poi illustrato il restauro di una bellissima marsina (giacca maschile semilunga) in velluto verde, con bordi, collo, tasche e parte posteriore (non ricordo il nome!) nonché bottoni, finemente ricamati con punti lanciati e in parte posati in seta policroma. È stato particolarmente complicato il consolidamento del velluto, che presentava molti tagli e segni di usura soprattutto sul collo. Dopo l'accurata pulizia e gli interventi strutturali sulla stoffa, si è posto su un manichino accuratamente imbottito, e si sono ridotte le piegature del velluto con un leggero bagno di vapore.
Ecco la parte posteriore della marsina:


E un particolare del ricamo:



Altro restauro illustrato: una striscia di tessuto rosso di utilizzo imprecisato, ricamata con motivi vari tra cui una serie di teschi, adornati da leziosi fiocchetti:


Questi motivi sono ricamati con una tecnica a fili posati, che mi ricorda l'or noué.

L'ultima relazione è stata estremamente interessante: trattava il restauro di un cappuccio di piviale, probabilmente di provenienza valdostana, in velluto rosso, con un complesso decoro che consisteva in un crocefisso, una Madonna e Sant'Anna interamente ricamate, ricavate da un altro tessile (probabilmente una striscia), ritagliate ed applicate. Interessante il ritrovamento, sotto alla fodera, della carta con il disegno utilizzato per il ricamo. Dopo la pulitura e il consolidamento del tessuto, alcune parti sono state rammendate con fili di poliestere, in modo che il restauro sia facilmente databile in futuro. Le parti più delicate sono anche state protette con la sovrapposizione di uno strato di tulle di nylon invisibile.
Purtroppo di questo pezzo ho solo un'immagine della diapositiva presentata, il cappuccio era esposto in condizioni di luce proibitive


Alla fine delle conferenza siamo stati accompagnati nella sala dei tessili, dove abbiamo potuto ammirare da vicino (e fotografare) gli oggetti che ci erano stati presentati.
Abbiamo anche visto una splendida tovaglietta donata da Elisa Ricci



Ricamata in seta rossa a punto stuoia (credo) e contornata con filo d'argento posato




Un meraviglioso gilet (maschile) in seta, ricamato in seta con motivo di tulipani. Anche i bottoni sono in seta ricamata


Un telo ricamato in seta, del '600





Una splendida pettorina:




...e per finire la giornata, pranzo al Circolo dei Lettori, un luogo veramente affascinante.